dal 1919 al 1944
Nato il 27 dicembre 1878 da famiglia benestante, il padre Domenico, sognava che uno dei Quattro figli divenisse sacerdote. Augusto manifestò presto attitudini e inclinazioni che facevano sperare. A dodici anni entrò nel seminario di Bologna e vi percorse i dodici anni di studio e formazione e preparazione sacerdotale. Fu ordinato dal Cardinale Svampa il 20 dicembre 1902 .Così don Augusto, tornò a Monghidoro e fu assegnato alla parrocchia come secondo cappellano.
Venuto a mancare improvvisamente, nell’estate 1918, l’Arciprete di Campeggio don Francesco Dall’Olio, gli occhi dei parrocchiani e gli auspici della Curia si appuntarono sul secondo cappellano di Monghidoro. Così don Bonafè prese possesso della chiesa parrocchiale l’undici febbraio 1919 cui seguì l’investitura canonica il primo aprile. I parrocchiani di Campeggio felici, gli donarono per il suo ingresso una generosa offerta; lui la raddoppiò di tasca e la distribuì ai poveri.
Don Augusto si mise subito al lavoro; visitò le famiglie per rendersi conto della situazione e rilevò parecchi casi di disoccupazione e di miseria, non ebbe esitazioni e decise subito di procurare lavoro agli uomini, e di organizzare meglio il lavoro delle trecciaiole, l’aiutarono in questo i fratelli, che gestivano a Monghidoro un fiorente artigianato della paglia. Il lavoro per gli uomini prevedeva un vasto piano di interventi per la chiesa parrocchiale, e per un robusto rinnovamento delle tecniche agricole in tutti i poderi di Campeggio.
Con il valido aiuto del perito agrario Venturino Salomoni, che teneva conferenze promuoveva raduni di bestiame insegnava i metodi e le tecniche di una agricoltura moderna a base di dissodamenti, di arature, di scassi, di selezione semi e nuove piantagioni, di innesti, e di concimi chimici in aiuto a quelli tradizionali. La parrocchia fu presto una comunità di famiglie che si aiutavano nel lavoro, verranno i riconoscimenti e i premi per la “battaglia del grano”, verranno poi maggiori possibilità di lavoro per le donne nel rimboschimento dei pascoli demaniali della Martina, e arriverà un generale miglioramento del tenore di vita.
Campeggio deve molto all’Arciprete Bonafè.
Superando, di gran lunga, i predecessori Michelini, Bacialli, Massarenti, Polmonari, il moderno Arciprete Don Augusto Bonafè nei lavori compiuti nella canonica, nella chiesa, nel rinnovare apparati, arredamenti e statue devozionali, e nel benefizio ha speso di tasca sua già oltre un quarto di milione.
Nel 1923 pose mano alla costruzione della grotta di Lourdes, la cappella e la grotta furono dedicate ai valorosi soldati eroicamente caduti per la Patria, 1915-18.
Nel 1925 erano passati pochi anni dalla fine della grande guerra 1915-18 Don Bonafè iniziò a costruire il viale delle Rimembranze, consisteva in diciotto pilastri di arenaria, lavorati dagli scalpellini di Campeggio, uno per ogni Caduto, con una grande croce al centro, tanto era il contributo che Campeggio aveva pagato in giovani vite alla Patria. Monumento di altissima fede e pietà cristiana.
la Croce e il Tricolore
pei figli suoi caduti
sul campo dell’onore!”.
immolatisi per la Patria nella guerra 1915-18.
Nel 1926 Don Bonafè costruì il primo acquedotto di Campeggio, il nuovo acquedotto fece zampillare l’acqua nella Grotta e alle fontane dei pellegrini.
HAVRIETIS AQUAS IN GAVDIO DE FONTIBUS SALVATORIS
Nel 1927 con la visita del Cardinale Nasalli Rocca, che apprezzò il Santuario parrocchiale, e nominò l’Arciprete Canonico Onorario del Capitolo di San Bartolomeo.
dove i pellegrini potevano ristorarsi e riposarsi al riparo dal sole.
Nel 1930 il monte Calvario, su lo spianamento di un monticello sovrastante la Chiesa si elevano tre altissime croci ricordando il Calvario di Gerusalemme. Successivamente lungo i tornanti che dalla fontana portano alla vetta, le quattordici stazioni della Via Crucis a ricordo dei caduti militari e civili della guerra 1940-45.
La ditta F.lli Busacchi battiferro di Bologna che costruì e mise in opera le enormi croci di ferro, sempre loro hanno costruito la grande croce del viale delle Rimembranze, per dovere di riconoscenza, vogliamo tramandare.
Nel 1931 mentre il Comune procedeva ai lavori di restauro del cimitero, Don Bonafè davanti alla facciata dell’antica Chiesa volle costruito il viale dei Parroci. E’ forse questo il monumento che fa più onore all’Arciprete Don Bonafè, perché mentre veniva trasformato di sua iniziativa e spese, tutto l’aspetto delle adiacenze alla Chiesa, creandovi un’oasi di pace e di colore, volle superati i facili sentimenti umani di ambizioni e di esclusivismo, ricordando con apposite lapidi le benemerenze dei suoi predecessori.
Intanto procedevano i lavori per la sistemazione delle aree adiacenti alla chiesa con la sistemazione delle statue ornamentali.
Nel 1936 infine, dietro l’abside della Chiesa, fu fabbricata la Casa del Pellegrino, per le necessità organizzative dei tanti pellegrini, che dall’Emilia e Toscana, e tantissime altre località Italiane, venivano a visitare il Santuario.
Per Don Bonafè gli anni Trenta passano in una carrellata di intenso lavoro pastorale, non si ferma un attimo: riceve pellegrinaggi, saluta, organizza riunioni, esercizi spirituali, conferenze. Abbiamo trovato scritte dall’Arciprete preziose relazioni del suo pellegrinaggio a Lourdes.
Campeggio anni 30, deposizione corona di alloro al viale dei Caduti del 1915-18 |
della Diocesi di Bologna anni 30
Concluso il complesso dei lavori, la vita parrocchiale ebbe una fase di tranquilla ma intensa attività fino alla seconda guerra Mondiale, ritornarono allora i tempi difficili, con tanti uomini alla guerra, e il fenomeno degli sfollati aggravato dai tanti sbandati. Fedele al suo carattere Don Bonafè aprì a tutti i bisognosi il granaio e il cuore. Mentre gli alleati risalivano la penisola, i problemi crescevano si diffondeva la paura: bombardamenti, rastrellamenti, deportazioni, esecuzioni sommarie, divennero notizia di ogni giorno.
Nei primi mesi del 1944 anche nell’Alto Appennino bolognese cominciarono a organizzarsi gruppi di partigiani, era ovvio che le unità avessero bisogno di viveri e di mezzi, e che non sempre era possibile andare per il sottile nei modi dell’approvvigionamento. Ma vi furono anche deprecati episodi di minacciose imposizioni e di espropriazione violenta. Don Bonafè, spesi ormai tutti i soldi nei lavori, conduceva una vita semplice, ma lo seguiva la fama di quattrinaio, (don Baiucon ! ).
Questa fama gli causò la brutta avventura di un incontro minaccioso e di una sbrigativa razzia, la sua salute ne fu scossa. Per la festa grossa di maggio si prese una pesante broncopolmonite, la sua fibra robusta lottò per lunghi giorni contro il male, ma dopo atroci sofferenze cedette: era il 27 maggio 1944 . Si chiudeva così dopo 25 anni e tre mesi di generoso servizio la giornata esemplare del Can. Augusto Bonafè Arciprete di Campeggio.
(nel libro per il 50° della morte di Don Bonafè) scrive:
In un primo pomeriggio del 27 maggio 1944, quando – bimbo paffutello di circa 7 anni e mezzo – salivo mestamente la rampa del Pergoloso dalla casa del postino alla bottega, udivo il suono lento e struggente della passata delle campane della Chiesa di Campeggio che annunciava alla Valle dell’Idice la morte del Parroco, Augusto Bonafè. E la voce “l’è mort l’arziprèt” circolava sommessa, commossa per le viuzze e le case della borgata, per perdersi e poi riprendersi nelle altre abitazioni della Parrocchia.
Quel Parroco buono e solenne, al quale servivo la Messa e le Funzioni con una cotta ricamata, qualcosa era finito e il futuro cambiava o stava cambiando: impossibile in quel momento saperlo esattamente...
Oggi
mentre la tua salma benedetta
ottimo indimenticabile
Can. Don. AUGUSTO BONAFE’
è trasferita
dalla tomba provvisoria del Cimitero
a quella stabile da te predisposta
sotto lo sguardo materno della
“Bianca Signora di Lourdes”
riviva e divampi
- compianto Arciprete -
per effusione dello Spirito Santo
nella tua campeggio in tutti i cristiani
il tuo spirito di operoso apostolato
di amore di devozione ardente
alla Vergine Madre di Dio
di attaccamento filiale fiero al
“dolce Cristo in terra”
e “Bianco Padre “ dei fedeli
da Roma Benedicente illuminante
il mondo intero
sulla tomba del Canonico, la Preghiera del Vescovo di Bologna Mons. Claudio Stagni.
GRAZIANA MONTI
della morte di Don Bonafè, maggio 1994
In mezzo a tante lettere polverose quante ricchezze abbiamo trovato! Migliaia e migliaia di righe che raccontano una dopo l’altra una storia vera terminata 50 anni fa. La storia di Don Augusto Bonafè e della parrocchia di Campeggio. Si potrebbe scrivere un libro grosso come i “Promessi Sposi”. Centinaia di lettere ingiallite dal tempo sono riemerse oggi a cinquant’anni dalla sua morte per rinnovare il loro grazie, esprimere la loro gratitudine. Contengono parole che toccano con commozione il cuore.
Fin dalla prima lettera del 1918 quando i parrocchiani supplicavano il Cardinale affinché Don Augusto accettasse di diventare loro parroco, emerge la riverenza, il rispetto, la fede, la tenacia dei campeggiani , soprattutto direi la tenacia.
L’11 febbraio 1919, Don Bonafè prende possesso della Parrocchia di Campeg gio. 11 febbraio! Data significativa: la Beata Vergine in questo giorno apparve a Bernadetta.
L’ 11 febbraio 1919 la gioia del popolo di Campeggio è incontenibile: la felicità e espressa in lettere, in telegrammi, in sonetti, in doni, ma soprattutto in grande affetto per questo sacerdote. Don Bonafè è la campana grossa del risveglio. Vede e vive i molti problemi del suo popolo. Alla sua porta è un continuo, incessante andirivieni di persone di ogni concondizione. Molte sono le testimonianze di giovani e ragazze che in quel periodo lasciano Campeggio per la vita religiosa, sostenuti spiritualmente e materialmente dal loro parroco.
E quanti hanno soggiornato nella canonica per convalescenze, riposo, per ritemprare la fede! Ritroviamo tante lettere dove abbonda l’espressione della riconoscenza : “In questo paradiso” , dicono della casa di Don Bonafè, coadiuvato dalle buone e preziose collaboratrici Pierina e Caterina che tanto si prodigano per il buon andamento della casa e del Santuario.
Nel venticinquesimo di sacerdozio, era il Natale del 1927, si legge da una lettera che,
Queste parole rispecchiano l’animo del nostro Canonico; la sua bontà attira tutti coloro che l’avvicinano e i campeggiani quasi gelosi, forse timorosi di perderlo, lo circondano di attenzioni. Si leggono queste righe da una lunga lettera:
Un altro brano firmato da otto ragazze di Campeggio:
Purtroppo a causa del conflitto italo-etiopico anche da Campeggio uomini validi lasciano le loro case. Ecco il saluto di alcuni richiamati:
Don Bonafè segue con trepidante preghiera questi e altri suoi parrocchiani e intanto assiste e veglia sui famigliari. Ma nel 1940 un’altra guerra si abbatte sull’Italia e sul mondo. Gli uomini migliori continuano a partire, e molti per non tornare più. Seguono lettere di struggente nostalgia:
E ancora in data 10 luglio 1940:
E qui ci è caro ricordare una lettera che conserveremo come una reliquia. Non è di un
Parrocchiano; è di Don Giovanni Fornasini in data 16 giugno 1941. La lettera annuncia
che verrà alla Grotta il 2 luglio per celebrare una delle sue prime Messe ai piedi della
Madonna.
Scriverà poi Mons. Luciano Gherardi
nel suo libro “ Le querce di Monte Sole”:
Molte sono le vittime di questa inutile guerra e molti i campeggiani che non rivedranno più le loro famiglie. Il Canonico soffre di queste laceranti separazioni e di tutte le conseguenze della guerra. La sua salute giorno dopo giorno diventa sempre più precaria e il continuo lavoro unito ai dispiaceri lo rendono sempre più stanco.
Ne fan fede queste parole tratte da una lettera firmata Don Walter:
Ma il nostro Canonico non si risparmia, ormai Campeggio è "la piccola Lourdes bolognese". I pellegrini si moltiplicano ai piedi della Vergine ad implorare pace. Don Bonafè si prodiga al servizio di tutti.
Proponiamo alcuni brani di lettere scelti fra molti altrettanto significativi.
Questa lettera si riferisce ai festeggiamenti di Monghidoro nell’occasione della venuta Vergine Maria di San Luca.
Bompiana, 18.05.1933, Don Lenzi scrive:
Senza data, seguono 32 firme.
15.09.1939 Veggio. Don Sisto Biffosi, Parroco di Veggio.
Lettera firmata e senza data e provenienza.
Bologna 25.04.1937, firmata N. N.
France Simaurs, 14.05.1937, lettera firmata.
Lugo, 28.07.1938, lettera firmata.
20.09.1939, lettera firmata.
Strofe scritte dalle ragazze della scuola di Catechismo negli anni ’30.
E noi che avemmo la gioia e l’onore di conoscerlo vogliamo dire: Signor Arciprete, Lei è sempre nel nostro cuore! mai dimenticheremo la sua bontà ed il suo amore per tutti noi. Ci guardi e ci protegga anche da lassù, dove La pensiamo vicino a Dio ed alla Sua Dolce Bianca Signora dei Pirenei.
Realizzato nel 1994 a cura della Parrocchia di Campeggio, nel cinquantenario della morte.