Cenni Storici di Campeggio
e della sua Chiesa Arcipretale
RAFFAELE DELLA CASA

BOLOGNA
TIPOGRAFIA LUIGI PARMA
1927
QUESTE MEMORIE STORICHE DI CAMPEGGIO
CHE I PARROCCHIANI DESIDERANO PUBBLICATE
NELL' OCCASIONE
DELLA SACRA VISITA PASTORALE
DI
S. E. IL CARD. G. B. NASALLI ROCCA
ARCIVESCOVO DI BOLOGNA
DEDICO CON SINCERO AFFETTO
AL GENEROSO E ZELANTE
Arciprete AUGUSTO BONAFÈ
AUTORE DI OPERE PARROCCHIALI IMPERITURE


Caro Arciprete,
Quando, nel maggio scorso, per le solenni feste campeggiane, compiute ad onore della B. Vergine di S. Luca, venni a tenere la sacra predicazione, i vostri parrocchiani mi espressero il desiderio di preparare una piccola monografia storica sulla loro parrocchia e che essa fosse pubblicata per la venuta del Cardinale Arcivescovo. Di buon grado ho accolto la loro giusta richiesta, anche per fornire ai medesimi un piccolo segno di riconoscenza alla loro continua ed assidua attenzione alle prediche.
Ora, essendo imminente , l’ avvenimento della sacra visita pastorale, mantengo la parola data, e, in questa circostanza opportuna, voglio dedicarvi l’ opuscolo, che riguarda l’ origine e le vicende dell’ antichissima par- rocchia di Campeggio. E ciò vi porgo come attestato del mio particolare ossequio, che accoglierete colla vo- stra bontà squisita.
Colla consueta stima mi protesto vostro

Bologna, 15 Luglio 1927

aff.mo
Can. Raffaele Della Casa


Don. Augusto Bonafè



I
Origine del nome — Castello di Campeggio —
Ricchi e potenti castellani.
Campeggio è nei monti, alla destra del corso superiore Dell’ Idice (1). Certo fu uno dei latifondi dell'epoca romana (2), ma, dopo tanti secoli, non è facile indicare topograficamente dove incominciasse e dove finisse. Il fundus Campetianus lasciò il nome al luogo, posseduto e lavorato dalla Gens Campetia, che colle altre era venuta ad iniziare i lavori coloniali a destra ed a sinistra della famosa via, esistente fra i corsi d'acqua di S’avena e dell'Idice. Alla destra della strada romana la Gens Campetia ebbe quella zona, in cui si formò la prima origine dell'Idice ed alla quale lasciò in ricordo il proprio nome (3). Da esso poi vennero le denominazioni di Campetius, Campegius, Campeso, Campeggio. In una carta del 925 si legge chiaramente, a conferma della nostra opinione dell' origine di Campeggio dalla colonizzazione romana, questo breve periodo: ... a flumine Isidis, prope fundum Campetii, usque ad stratam...(4).
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(1) Carta Militare, f. 98 - I.
(2) G. FLECHIA: Italia A. 8., p. 308 - 30.
(3) CAPASSO: Nomenclatura antica p. 20. Ricordo che c'è un Campeggio anche in Lombardia e nel Messico (Campéche)
(4) ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA : Demaniale, 20-207 - n. 29.
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Quando vi sorgesse il castello, non lo sappiamo perché non esistono documenti, che ci autorizzino a dirlo. Abbiamo solo le prove della sua esistenza: in esso si formò una famiglia potente, che prese il nome dal luogo, e, perciò, venne detta dei da Campeggio (1).
A. noi ricercatori di notizie succedono fatti curiosi: vorremmo, spesso, avere la sicurezza della verità; invece, in molti casi, ci troviamo di fronte a scrittori, che, come i poeti, hanno esercitata la fantasia. Finché si tratta della ubicazione del territorio campeggiano, dell'origine del suo nome, venuto da una famiglia romana, colonizzatrice, della sua antichissima piccola unità amministrativa, che, come vedremo, fu unita poi a Bologna nel secolo XIII, abbiamo poche, ma sicure documentazioni. La fantasia degli scrittori, specialmente del cinquecento e del seicento, incomincia a correre appena si tratta di parlare dell'esistenza del castello. Che sia esistito a Campeggio un forte e grandioso castello, è fuor di dubbio, ma sbizzarrirsi sul numero e sulla grandezza dei merli, sulle sue torri, sulle mura, sui ponti, dopo molti secoli dalla sua scomparsa, è tempo perduto. Nel territorio di Campeggio, prima del mille, sorgeva un castello, nel quale, verso il secolo XIII, la famiglia dei da Campeggio era in fiore e valeva molto nella bilancia politica del governo bolognese, che anche la temeva. Fino dalla metà del secolo X, e precisamente nel 952 — parlandosi di vendita di terreno — il documento relativo (2) finisce: actum in Castro Campetii die V mensis Februarii... an. dom. Incar. DCCCCLII. Gli storici di Bologna, quasi tutti, lo ricordano fra i castelli del vasto territorio antico bolognese (3). Tutti sono d'accordo — pel fine a cui doveva servire in quei tempi lontani e ripieni, di lotte politiche, gelose, pro-vocate da vanità e da civetterie — che venne costruito in località montuosa, alla sinistra della strada,
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(1) DOLFI: Cronologia delle famiglie N. p. 231.
(2) ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA: Demaniale, 10-250 D. 55.
(3) GHIRARDACCI: Historia di Bologna, I, p. 133.
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che è sempre passata da Pianoro, Loiano, Monghidoro. Alcuni, che non poterono consultare tutti i documenti, hanno scritto : si ha ragione di credere che il castello di Campeggio fosse fondato qualche anno innanzi al mille (1). Adesso, dopo la sistemazione degli archivi e la compilazione di schedari e di indici, si può affermare che è ben più antico : esisteva già ed era abitato (2) nel secolo X dèll’ era cristiana. Altre notizie pubblicate e non ben chiare sono quelle, che ammettono essere pervenuto il castello di Campeggio agli Ubaldini, conti di Loiano. È stato confermato da diversi avere avuto origine da Campeggio, di cui era padrona (3), la famiglia dei Campeggi, che, passata a Bologna, addivenne una delle principali : ora tutto questo sta a favore dell'esistenza del castello, poiché, in quei tempi, non v' ebbe famiglia di rango nobile e dominatrice di paesi, senza la propria rocca di difesa: Ebbero i da Campeggio molti uomini illustri nelle scienze, nelle lettere, nelle armi. Fra questi ultimi si deve annoverare — nel secolo XIII — il generale Ugolino da Campeggio, comandante supremo delle milizie della città di Pisa, il quale, dopo di aver conquistati i massimi onori, morì vecchissimo e venne sepolto nella cattedrale pisana, dove ebbe un magnifico ed artistico sepolcro con questa epigrafe latina.
CAMPEGII NOMEN POTERIS COGNOSCREE
SI HAEC IN TUMULO INSPICIES:
NEMO ME AMICUS IN BENEFICENTIA
NEMO AUTEM INIMICUS
IN FERENDA INJURIA SUPERA VIT

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Tipografia Mareggiani, 1870.
(1) Memorie storiche della famiglia Campeggi, p. 9-10 - Bologna -
(2) ARCHIVIO DI STATO cit.
(3) SIGONIUS: Historia Bon. lib. V, p. 219.
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II
La Comunità di Campeggio — Sua Podesteria —
Vicende diverse.
Reca meraviglia che di Campeggio e della sua Comunità si abbiano scarse notizie fino dal secolo XII. Con grande probabilità, essendo stata sede di una famiglia ricca e potente — dopo il suo passaggio a Bologna — fu distrutta ogni cosa dalla gelosia dei principotti invadenti. Si è fatta un'altra questione sul luogo preciso, dove sorgesse il castello dei da Campeggio : dopo tanti secoli dalla sua scomparsa, non è facile a dirsi, poiché non ne avanzano ruderi. Stando sempre nel campo delle ipotesi, dal nome di Corte, rimasto al colle soprastante alla chiesa arcipretale, si può pensare che ivi abbia avuta residenza la famiglia dei da Campeggio nel loro munito e forte castello. La notizia, però, non è sostenuta da alcun documento (1). La Comunità di Campeggio, finito il dominio de' suoi conti, venne retta dal Governo di Bologna e, come tale, la vediamo ricordata (2) nella celebre e grandiosa classificazione dei quattro quartieri — che, quasi, comprendevano l'attuale provincia — e che seppero, co' suoi capi valenti, tenere l’ ordine. Campeggio appartenne al quartiere di Porta Ravennate. Il documento è del 30 novembre 1223 ; esso, fra le altre cose, dice : inter terras Portae Ravennatis, inter Idicem et Savenam, a strata superius (3) est Campezo (4). Ho messo una nota pei profani agli studi storici, relativamente all'espressione Campezo est a strata superius, perché
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(1) Le gratuite asserzioni, che si leggono nella Bologna Perlustrata, non si possono accettare senza inventario: la storia è data dai fatti e questi debbono avere a base i documenti.
(2) SAVIOLI: Annali bolognesi, v. Ili, p. II, 53.
(3) ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA: Registro Grosso, p. 558.
(4) Le parole — a strada superius — indicano che Campeggio e oltre la via Emilia, sui monti.
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qualche audace ha negato che, mille e più anni indietro, Campeggio avesse castello, ne fosse d'importanza. E il motivo ? Perché non aveva nessuna comunicazione con Bologna, nè colla vicina Toscana. Ciò è falso. Le notizie storielle, scientificamente provate, costano fatiche, perché, prima di averle, bisogna conoscerne le fonti e studiarle con assiduità. Io ricordo ancora, da studente, di aver letto in Cicerone (106-43 a C.) l'accenno a tré strade del suo tempo — tres viae sunt (1) — ed in Sallustio (86-45 a C.) il passo, nel quale si dice che Catilina rimanesse chiuso (2) nei monti pistoiesi — Catilina post quam vidit montibus se dausum — e che dovette accettar battaglia dai nemici. Ma queste notizie vaghe non hanno valore per supporre altrove la via, o per negare Resistenza di una strada diretta fra Bologna e la Toscana, lungo i monti dell’ antico Pianoro, Loiano, la Futa, che andava a Firenze. Per questa ragione Campeggio, nell’alto Medio Evo, resta in comunicazione colla strada antichissima, a cui accenniamo, la quale formava il passaggio ordinario fra Bologna e Firenze, e, pel suo percorso iniziale, venne detta del Savena, che, indubbiamente, ebbe esistenza sino dall'epoca romana. Buoni e persuasivi argomenti a sostegno di quanto dico non mancano : mi studierò di raccoglierli, perché nessuno, negando l'antichissima comunicazione stradale romana — esistita fino a noi — con Loiano e Bologna, non debba mettere in dubbio il Castello e la Comunità di Campeggio e de' suoi dominatori per mancanza assoluta di una strada. Scandagliamo, intanto, questi documenti, che i lettori superficiali credono di poter trovare ad ogni porta, mentre, oltre la preparazione sugli indici, bisogna logorarsi gli occhi anche sulla carta. Va bene ridere, per digerire; va meglio studiare per sapere la verità e per procurarsi, almeno, la minima coltura intorno alla storia dei propri paesi e delle proprie parrocchie.
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(1) CICERONE ; Filippiche, XII, 9.
(2) SALLUSTIO : Della guerra di Catilina.
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Partendo da Bologna per la strada, che mette a Pianoro, a Livergnano, a Loiano, a Monghidoro — a pochi chilometri — v' è la chiesa parrocchiale di S. Andrea di Sesto e poi, a ponente di Pianoro, è conosciuto il luogo, chiamato Otto. Tanto Sesto quanto Otto sono denominazioni (1), le quali ricordano i segni lapidari, segnanti le distanze dalla città, Nel caso nostro — ad sextum lapidem. — Sesto indicava sei miglia romane da Bologna — ad octavum lapidem — Otto ne segnava otto. Oltre i segni delle misure delle distanze di questa strada romana del Savena — di cui resta qualche nome in alcuni luoghi — vengono a fare da testimoni fatti certi, che ne confermano l'esistenza antichissima. Se non ci fosse stata una strada, che, da Bologna, mettesse sui monti di Livergnano, di Loiano, di Monghidoro, in comunicazione colla Toscana, non ci sarebbe stato, sul suo percorso, un famoso monastero, assai abitato da monaci, quale era quello dei SS. Bartolomeo e Savino di Musiano, al quale dal marchese Bonifacio di Toscana furono fatte cospicue (2) donazioni nell'agosto del 981. Neppure Brento, più avanti, avrebbe potuto ricevere (3) Luitprando (712-44), ne servire di rifugio all'ultimo vescovo di Claterna (4), ridotta all'umile Quaderna attuale. A levante di Brento potè sorgere un Castello a Pianoro, in luogo diverso dal moderno, colla chiesa titolare di S. Giovanni Battista (5). Il castello di Loiano (Castrum Loglani), che, col vicino Scandio, erano stati centri feudali dell'a contessa Matilde (1046-1115), il fiorentissimo mercato del Borgo della Fratta e la costruzione del castello di Scaricalasino (6), avvenuta nella prima metà del secolo XIII, sede di Capitaneria di prim'ordine, per quei tempi tramontati, sono tutte prove a favore della strada antica. La strada, che favorì e fece progredire tutti i centri nominati, non escluso Barbarolo — sede plebanale, allora, rinomata — nel medio evo la stéssa via compì altrettanto per Campeggio, pel suo Castello, per la sua Comunità, che, nel secolo XIII, non doveva essere trascurabile, perché, quando incominciò a fiorire, vi venne eletto un Podestà.
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(1) A. PALMIERI: Strade Medioevali, p. 20.
(2) MURATORI: Antiquitates medii aevi, voi, II, p. 257.
(3) GAUDENZI: II Monastero di Nonantola (Boll. St. - XXII p. 116).
(4) AGNELLUS : Scriptores rerum .Langobardorum, p. 305.
(5) SA VIOLI : Codex monumentorum, voi. I, p. II.
(6) D GRIFFONIBUS : Memoriale historicum de rebus bononiensium, (ed. Sorbelli).
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III
Altre notizie — Ragione del Potestà —
Se sia esistito il vicino Castello Grullano
e se siano state mandate in esso famiglie di Campeggio.
La Comunità di Campeggio, nel primo quarto del secolo XIII, contava ben 70 famiglie, che, per quei tempi, formavano un numero grande di abitanti (1). Gli Statuti di Bologna contemporanei (2) prescrivevano che Campeggio avesse il Potestà, il quale cessò quando venne fabbricato il Castello di Scaricalasino, accentratore, in parte, dell’ importanza, che aveva Campeggio: statuimus quod Potestas cessare debeat in terra Campetii (3). Non si riesce a capire il motivo, che stimolò il Comune di Bologna a fare una ordinanza statutaria (4) di questa forza per togliere a Campeggio la prima autorità. Indi ne venne un'altra più grave. E l’ ordinanza seconda prescriveva che le autorità di Scaricalasino si dessero premura di mandare i campeggiani ad abitare l’ isolatissimo Castello Grullano, che — come diremo — non era a Gragnano, ma verso altra parte. Ecco
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(1) ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA: Estimi (12QOi8).
(2) FRATI: Statuti, III, 61-62.
(3) FRATI : op. cit.
(4) Forse si capisce troppo : si vollero isolare quelli di Campeggio per timore che impedissero l' aumento di Scaricalasino.
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le parole del documento: potestas, judex, notarius Scarega- glasini tenentur facere abitare Castrum Grullanum ab hominibus de Campetio (1). Sotto il nome di Castello Grullano, in nessuna storia di Bologna, si trova notato questa rocca. Alcuni che non sono mai stati a Campeggio, inclinano a credere che si tratti di Gragnano per l’uniformità di parola in tutti i Codici. Si tratta di un equivoco, perché non v'è traccia, nelle raccolte di documenti, di accenno a castello nelle remote o vicine età nel territorio gragnanese. Il Castello Grullano, invece, era nel territorio di Campeggio presso Monte Grullo — noto pei giacimenti di rame — detto poscia Sasso Gurlano, e situato a destra (2) dell’Idice iniziale. Quanto a Monte Grullano, secondo i documenti esaminati, la discussione rimane chiusa e da essa viene escluso Gragnano, perché la storia, se ivi fosse esistito un castello, l’ avrebbe registrato, e, negli esattissimi Statuti di Bologna del secolo XIII, ne avremmo la prova accanto alle altre di tutti i monumenti e di tutte le rocche, che il governo bolognese aveva fatte erigere, o aveva tolte ai dominatori dei luoghi. Resta sempre aperta la discussione sul monte, su cui i da-Campeggio costruirono il loro castello e dal quale il governo di Bologna fece partire i castellani di Campeggio. Altri, per citare tutte le opinioni, è ricorso anche al Monte Nuvoleto, descritto nell’ elenco manoscritto dei benefizi ecclesiastici di Bologna (3) : dice che il castello dei da Campeggio era sul monte, ora, chiamato della Madonna dei Boschi. Presso detto monte — non ne da la prova — passava un ramo della strada romana: questo argomento non vale. Che passi, dopo la costruzione di Scaricalasino, una strada presso Monte Nuvoleto, o Madonna dei Boschi, lo sappiamo, ma che ivi, proprio, fosse il suo percorso antico, quando dominavano i da Campeggio ed era in fiore il loro castello, non siamo autorizzati a dirlo per mancanza di documenti. L'opinione, quindi, che il castello — sorto prima del mille — dei da Campeggio fosse su Monte Nuvoleto rimane nel campo delle ipotesi. Così pure resta fra le ipotesi — e questa molto più gratuita — ancora quella di una pretesa e nuova provenienza della denominazione del nome di Campeggio.
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(1) FRATI : Statuti di Bologna, II, 64-65.
(2) Pei non pratici, la destra e la sinistra incomincia, venendo verso l’ Emilia, dai monti verso il piano ; ciò si sappia per non far confusione.
(3) CASOLARI: Notizie dei benefizi di Bologna, voi. III^ p. 133 fMd. della R. U.
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Chiesa Arcipretale di Campeggio anni 1927

Si è già data la prova storica della sua vera denominazione di origine romana (1). Perciò è insostenibile che Campeggio abbia tratto il nome da Campèche, che vuol dire baia o piccola insenatura: baia ed insenatura che non poteva esservi quando la costituzione e la forma di quei terreni era ben diversa, prima che la mano attiva, e benefica della Gens Campetia li dissodasse e li preparasse alla fertilità. E poi conviene anche dichiarare che il nome Campèche è moderno, mentre la denominazióne di Campeggio e ben più antica, e nel suo territorio montuoso, le baie, o piccole insenature, sono avvenute per corrosioni di acque, mal tenute, mal avviate, mal concentrate — come si fa pure modernamente — dai coloni successori dei romani: questi furono insuperabili nelle opere agricole e nella difesa delle corrosioni acquitrinose.

IV
Chiesa Arcipretale — Titolo di San Prospero —
Descrizione — Ricostruzioni.
La chiesa parrocchiale di Campeggio, dedicata a San Prospero, è di origine più che millenaria (2), poiché si collega colle vicende feudali del luogo, munito di forte castello
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(1) Vedi le prove nei documenti del primo capitolo.
(2) Ecclesia saneti Prosperi de Campezo, vel de Campetio (Extimum Bon. an. MCCCLXVI).
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e dominato dalla potente famiglia dei da Campeggio. Ed anche qui dobbiamo opporci a qualche opinione, sprovvista di ogni prova : diremo soltanto quello che la storia, basata sui fatti e venuti dai documenti, può sostenere. Alludiamo al titolare ed all'antichità dell’origine della chiesa. San Prospero d'Aquitania (307-463) — protettore di Campeggio — fu uno dei più dotti uomini della Chiesa Cattolica e dei più intelligenti discepoli di Sant'Agostino: venne pure eletto segretario del Papa S. Leone Magno (440-63), e vescovo di Reggio dell'Emilia, dove morì. Criticamente non può sostenersi l'opinione che la prima chiesa di Campeggio sia sorta nei primordi del cristianesimo : ciò per due ragioni. Non poteva sorgere una chiesa dedicata a S. Prospero innanzi alla sua glorificazione e prima che fosse conosciuto. Il culto a S. Prospero (1) si sviluppò, fra i popoli emiliani, nel secolo VIII quando avvenne il riconoscimento del suo corpo e le sue reliquie, messe in sepoltura più artistica, richiamarono l'attenzione e l' affetto dei cristiani (2). I fatti meravigliosi, che Iddio permise in quel tempo per glorificare il suo servo fedele, furono la causa della propagazione del suo culto, il quale venne conosciuto in tutta l'Emilia, dove—a suo onore_ gli vennero erette chiese. Contemporaneamente nacque il feudalismo, che diede vita a Campeggio, che ne fece sor- gere il castello, che rese potente una famiglia, la quale esercitò giurisdizione quasi sovrana sulle cose e sulle per- sone. In questo modo — tra il secolo VIII e l'XI — si creò un popolo alla dipendenza dei castellani, si sentì il bisogno di una chiesa e si scelse il titolò di San Prospero, perché appunto verso il mille la ricognizione delle reliquie del celebre aquitano — la cui santità ed i cui miracoli var- carono i confini della città e della diocesi da lui governata — gli acquistò devoti anche nell’ Emilia. Fra di essi la storia
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(1) SURIUS : Historia e Sanctorum juxta coloniensem editionem ex probatis monumentis, V, p. 530-35.
(2) SURIUS : op. cit.
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annovera quelli di Campeggio, che eressero la loro prima chiesa sotto il titolo di San Prospero. È notissima, fra Loiano e Livergnano, la Pieve di Barbarolo di rendita molto pingue, in parte, donata dai conti loianesi, che ebbero successori, i quali tentarono di sfruttarla, oppure di offrirla — quando ne furono giuspatroni — sette o otto secoli indietro, a parenti o ad amici, perché marchesi, conti, privilegiati, quasi che la vera nobiltà del ministro di Dio venisse dalla generazione : il sacerdote non acquista nobiltà dalla famiglia, bensì da Gesù Cristo nel giorno della sua ordinazione sacerdotale. Eppure, anche nei nostri tempi — in qualche caso ed in qualche luogo — si mette avanti lo straccio della nobiltà umana, della nascita, della cittadinanza, come si faceva nel medioevo ! Nel territorio giurisdizionale dell'antichissima Pieve di Barbarolo — dove alla nobiltà venuta da Gesù Cristo, si preferiva, qualche volta, la povera ed incerta nobiltà di una Corte comitale — sorse l'Ecclesia sancti Prosperi de Campetio, vel de Campezo (1), come si può rilevare dalle più antiche costituzioni ecclesiastiche, che ancora esistono e che ben pochi conoscono. Il più antico campione, che rimane, è del 1366, ma fu compilato con documenti — ora scomparsi — molto più antichi. E che sia così, fortunatamente, il Codex Diplomaticus del Savioli ed i Monumenta del Mauri riconfermarono il contenuto dell'Extimum ecclesiarum, relativo ali' antichità, più che millenaria, di molte nostre chiese, fra cui si annovera Campeggio. Solo nella seconda metà del secolo XV III passò alla dipendenza del plebanato di Monghidoro (2). La Chiesa primitiva non era nel luogo attuale : almeno ritengo. In documento del 18 aprile 1208, fra una serie di donazioni a frati, una riguarda il vescovo di Bologna e mi pare che essa — attraverso le diverse descrizioni — accenni a S. Prospero di Campeggio,
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(1) EXTIMUM MCCCLXVI: De plebatu Barbaroli.
(2) ARCHIVIO ARCIVESCOVILE : Miscellanea di Campeggio e di Monghidoro.
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ma in luogo diverso. Eccone le parole : ... nos quidem in Dei nomine Damianus et Martina jugales a Campetio, prò remedio animae nostrae, parentum nostrorum et omnium defunctorum .... Gerardo Bon. Ep. offerimus et tradimus fun- dum terrae et fornaxellam prope stratam et prope Eccl. Sancti Prosperi, in plebe Barbaroli.... (1). Vi è poi il notaio che firma l’ atto insieme ai testimoni con tutte le clausole di quei tempi. È bene osservare che il Gerardo,quì nominato, è il quarto di questo nome (2) — della famiglia degli Ariosti — e sessantaduesimo della serie (1190-1213). Tutte le altre espressioni del documento vengono confermate dalla storia contemporanea dei luoghi. Solo rimane qualche dubbio sulla parola strada : di quale strada si parla ? Della massima, che comunicava da Bologna colla Toscana, oppure del ramo, quasi in forma di viottolo i Questo costeggiava l’ Idice per andare a Cella Mazolaria — detta ora Frassineta — e per mettere al noto Castello Grullano, che il popolo, dopo la sua totale ruina, chiama Sasso Gurlano e, in dialetto, pronunzia Grurlein. Ho già dato prova dell'esistenza di Castello Grullano: bisogna darla pure di Cella Mazolaria, che faceva parte di Campeggio antico. In un contratto enfìteutico del 5 dicembre 1274 si legge : ... per hanc cartulam emphteoticam damus et concedimus Alberto de Saxuno terras in capite Frasinitulae, prope flumen Isicis et in loco ubi dicitur Sancta Maria Mazolaria ... (3). Quando dirò dell'esistenza di questa chiesa, si potrà vedere che, realmente, le costituzioni ecclesiastiche antiche l’ avevano elencata fra quelle di Campeggio. Con probabilità, .un tempo, fu anche parrocchiale allorché venne abitato Castello Grullano per comando di Monghidoro, che teneva, in una specie di esilio, quelli di Campeggio e a Frassineta si era formato un borgo di oltre 20 famiglie.
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(1) ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA: S. Francesco, Rog. 18 aprile 1208, notaio Belfante.
(2) TOMBA: Serie cronologiche dei vescovi di Bologna, p. 75. EUBEL Hierarchia cattolica, I, p. 60.
(3) ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA: S. Giovanni in Monte, Rog. 5 dic. 1274 del notaio A. Petrizoli.
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V
Delle Chiese successive
— Quella di S. Prospero elevata ad Arcipretale
— Della moderna del Palmonari — Oratori
— Elenco dei Parrochi e degli Arcipreti di Campeggio.
Abbiamo già veduto che, la prima chiesa parrocchiale di Campeggio, fu dedicata a S. Prospero e che — da alcuni indizi e descrizioni — era di forma trabea, come tante chiese millenàrie. Ora diciamo, brevemente, una parola delle successive, che, almeno, furono due : quella visitata dal Delegato Apostolico il 3 settembre 1573 e l'altra costruita dall' arciprete Palmonari (1875-97). La chiesa di cinque secoli indietro, e rifatta più volte, venne costruita in sito più piano ed ebbe sempre il fonte battesimale. Aveva quattro altari: il quadro dell'altare maggiore è di Giacomo Cave- doni (1577-1660) dì Sassuolo modenese, che, poi, cadendo dal palco nella chiesa di S. Salvatore in Bologna, rimase fiaccato. Altri lavori degni di nota, nella chiesa di Cam- peggio, sono i dipinti di Gabriele Ferrantini (1520-88) — detto dagli occhiali — pittore bolognese, che vi dipinse a olio i misteri del S. Rosario. Riportciamo il verbale, che Mons. Ascanio Marchesini, vescovo di Maiorica e delegato apostolico di Gregorio XIII, lasciò — dopo la visita— una buona memoria ;della chiesa di Campeggio il 3 settembre 1573 : da questa relazione (1) si apprendono le condizioni di detto luogo sacro a metà del secolo XVI. Die III septembris MDLXXIII pervenit ad ecclesiam cu-
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(1) ARCHIVIO ARCIVESCOVILE : Visitatio apostolica Dioecesis bone- niensis (3 aept. 1573).
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ratam sancti Prosperi de [Campegio, cujus est rector D. Horatius de Michelinis, residens, qui ostendit bullam expeditam a, Bononia ab Ordinario ante Concilium. » Curio valorem annuum benefica scutorum centum et viginti quinque esse asseruit. Habet animas ad Comunionem quadrigentas et sexdecim : habet Societatem SS. Sacramenti cum capitulis bene ordinatis. Visitavit sacrum fontem baplismalem, positum in angulo sinistro dictae ecclesiae : altare majus est ex lapide integro, ncque est consecratum .Ecclesia autem ' est consecrata, salicata, dealbata : frons ipsius est rubea cum imagine sancti titularis. Visitavit etiam coemeterium, quod est secundum re- gulas canonicas. Hominibus paroeciae mandavit ut domus Ganonicalis fabricam perficiant.
Il campanile, di cui la parrocchia era sprovvista, fu edificato dal parroco D. Pietro Domenico Michelini (1697- 1747), che rimase parroco mezzo secolo. Il suo nipote e successore D. Giacomo Antonio Michelini (1747-81) restaurò e rimodernò tutta la chiesa, che venne elevata ad arcipretale onoraria il 10 febbraio 1801 — e ciò in perpetuo — essendo parroco D. Bartolomeo Baccialli, il quale, emulando i due Michelini, aveva speso assai per decorare la chiesa e per fornirla di arredi sacri. Un altro benemerito, che non bisogna dimenticare, fu l'arciprete D. Angelo Palmonari, il quale, in tempi difficili, in mezzo a contrarietà gravissime, senza denari, da solo — aiutato da Dio e dalla sua ferrea volontà — eresse la chiesa moderna. L' epigrafe, da lui giustamente voluta e che si legge sulla facciata del nuovo edifìcio sacro, dice tutto. Eccola :
VETERE LABENTI CALAMITOSO TEMPORE
PECUNIA MAGISTROQUE DEFICIENTIBUS
OMNIBUS OBSTANTIBUS DEO TAMEN ADIUVANTE
TEMPLUM HOC ORTUM HABUIT
ANNO DOMINI MDCCCLXXXIV
COMPLETUM FUIT AN. MDCCCLXXXIX
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ANGELUS PALMONARI
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Prima di parlare, in un capitolo a parte, dell'arciprete D. Augusto Bonafè, che, per benemerenze verso la chiesa di Campeggio, ha superato tutti i predecessori, debbo dire degli oratori pubblici della parrocchia. Certamente il più antico è quello di S. Maria di Frassineta, che in tempi remoti — sub Plebatu Barbarorum, ora Barbarolo — veniva elencata dalla Curia vescovile col titolo di Ecclesia sanctae Mariae de Cella Mazolaria. Così si chiamava nei secoli XIII, XIV, XV : dal XVI, in avanti, fu detta Oratorium sanctae Mariae de Cella, oppure de Fraxeneta (1). Probabilmente, nel medio evo, fu parrocchia a favore della grossa borgata di Frassineta e degli abitanti di Castel Grullano, dove erano state confinate alcune famiglie di Campeggio. Nella descrizione di tutte le chiese della Diocesi di Bologna del 1602, ufficialmente, è chiamato oratorio di Santa Maria della Cella nella parrocchia di Campeggio (2). Ma l’ Oratorio — il Santuario — più importante di Campeggio è quello, che, in origine, fu detto di Monte Nuvoleto, oppure nei cataloghi curiali venne chiamato col ti- tolo di Ecclesia sanctae Mariae nemorum, la quale, ora, è nota colla denominazione comune di Madonna dei Boschi. Questo Santuario è situato sulla strada, che, da Loiano, mette a Monghidoro ed è dedicato alla Beata Vergine di S. Luca: dipende dalla giurisdizione dell'arciprete di Campeggio, il quale vi tiene un rettore a comodità del popolo devoto, che lo frequenta. La venerata Immagine della B. Vergine di San Luca, nei giorni delle Rogazioni — da tre secoli — viene portata solennemente a Campeggio dal tramonto del sabato antecedente all'Ascensione e vi resta fino alle prime ore dì detto giorno. Il Santuario della Madonna dei Boschi ebbe principio nel 1616 : la chiesa attuale, in sostituzione della più piccola, fu edificata nel 1680 colle offerte dei fedeli. Una volta, quando la nomina del Ret-
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(1) Vedi i diversi Extimi Ecclesiastici, che ho citato tante volte.
(2) BIBLIOTECA DELL'ARCHIGINNASIO ; Descriptio omnium ecclesiarum Civitatis et Dioecesis Bononiae, cm. MDCII (Md. n. B. 1033).
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tore era di giuspatronato, non mancarono i dissensi : fortunatamente un giuspatrono di buon senso — Sebastiano Prosperi — lo rinunziò all'arciprete pro tempore di Campeggio, lasciando libertà al parroco nella scelta. Questo atto, degno di plauso, (oh! se tutti l'imitassero) tu compiuto il 4 giugno 1723. Eccone la convenzione scritta : Admodum E. D. Petri Dominici de Miclielinis declaratio et conventio cum Sebastiano de Prosperis, qua remmciatum Parocho pro tempore Campegii jus ipsi Sebastiano antea competens eligendi et nominandi Capellanum amovibilem pro ecclesia sanctae Mariae nemorum, indipendenter ab Ordinario, utpote capellania manualis (1). Non molti anni dopo l'erezione del Santuario della Madonna dei Boschi, una schiera di devoti sacerdoti, di pii laici, di ottime donne, costituì la Congregazione dei suffragante sotto la protezione dell'Addolorata, che venne approvata dall'Arciv. Giacomo Boncompagni (1690-1731). Le primitive costituzioni, nel 1901, furono riformate (2). Nella seconda metà del secolo XVIII vi lavorò Antonio Gamberini (1734-87) di Bologna, scultore d'ornato di buon gusto : per le sculture e gli ornati di plastica di questo egregio artista, il Santuario della Madonna dei Boschi acquistò credito. Il Parroco Bacialli, amico del Gamberini, favorì tali lavori e vi spese molti denari. Il medesimo aveva suggerito, sotto il titolo di S. Abramo eremita, la fondazione dell' oratorio campeggiano a Cà de' Gironi. Attualmente il Santuario della Madonna dei Boschi, per l'intuito artistico dell' arciprete Bonafè e per la diligenza del rettore D. Sisto Mezzini, va prendendo nuova forma con restauri opportuni e bene eseguiti. E così, chiunque dal Santuario della Madonna dei Boschi osserva il monumento ai Caduti di Campeggio, vede la gran Croce, i 14 pilastri della Via Crucis e gli altri 4 dell'ingresso.
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(1) ARCHIVIO ARCIVESCOVILE: Miscellanea di Campeggio, Rog. del notaio A. Magnani 4 giugno 1723).
(2) Costituzioni, Tip. Mareggiarni, 1701.
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Diamo anche — dal Concilio di Trento a noi l’elenco dei parrochi di Campeggio (1). D. Orazio Michelini (1556-1602), D. Evangelista Vitali (1602-1649), D. Giovanni Amaroli (1649-1697), D. Pietro Domenico Michelini (1697-1747), D. Giacomo Antonio Michelini (1747-1781), D. Bartolomeo Bacialli (1781-1813), D. Tomaso Simiani (1813-1841), D. Nicolò Massarenti (1841-1874), D. Gaudenzio Musolesi (1874-1875), D. Angelo Palmonari (1875-1897), D. Enrico Paganelli (1897-1899), D. Francesco Dallolio (1899-1918), D. Augusto Bonafè (1918-....). VI.
I lavori dell'Arciprete Bonafè a Campeggio — la sua magnifica Grotta di Lourdes — II monumento al Caduti.
Superando, di gran lunga, i predecessori Michelini, Bacialli, Massarenti, Palmonari, il moderno Arciprete Don Augusto Bonafè nei lavori compiuti nella canonica, nella chiesa, nel benefizio ha speso già oltre un quarto di mi- lione. Mi limito a fare l'elenco delle opere, che la storia nota. Compì una trasformazione generale.
Ha fatto fondazione perpetua eucaristica per le Sante Quarantore, che ne assicura la pia e solenne funzione. A questo ricordo è legato il nome caro di Mons. Giuseppe Fanti, già Arciprete di Monghidoro, Canonico della Me- tropolitana e Vicario Generale.
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(1) ARCHIVIO ARCIVESCOVILE; Miscellanea, di Campeggio. ARCHIVIO ARCIPRETALE : Libri dei Matrimoni.
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Entro la porta laterale di destra della chiesa è scritto:
SIA PERENNE MEMORIA DELLA MUNIFICA PIETÀ
DEI GENEROSI CAMPEGGIANI
CHE CON A CAPO IL LORO AMATO ARCIPRETE
DON AUGUSTO BONAFÈ
IL 18 DICEMBRE 1921
UNANIMI DELIBERARONO ED ATTUARONO
LA FORMAZIONE DI APPOSITO FONDO
PER L'ANNUA PERPETUA CELEBRAZIONE
DI SOLENNI QUARANT'ORE
IN SUFFRAGIO DEI LORO MORTI
Bonafè Don Augusto – Arciprete
Scala Francesco e consorte
Selleri Don Vincenzo - Custode
Campari Ersilia e figli
Naldi Venturino e famiglia
Menetti Nicola e famiglia
Mezzini Carlo
Salomoni Giuseppe e famiglia
Boschi Domenica e figli
Lorenzi Agostino e consorte
Salomoni Giovanni e famiglia
Lorenzi Enrico e consorte
Marini Maria e figli
Naldi Modesto e consorte
Lamieri Giovanna e figli
Feretti Caterina e famiglia
Menetti Domenico e consorte
Bonafè Amato e figli
Lorenzini Luigi e consorte
Cerbai Letizia e famiglia
Monti Ferdinando e consorte
Buggeri Giuseppe e consorte
Salomoni Desolina
Agresti Ersilia
Buzzi Anna e famiglia
Menetti Paolo e consorte
Giorgi Carolina e famiglia
Lorenzini Claudia
Nanni Gaetano e famiglia
Benni Filippo e consorte
Bacci Ilario e famiglia
Nanni Giuseppe e famiglia
Mezzini Luigi
Maurizi Fortunata
Mons. Giuseppe Fanti Delegato a redigere l'atto.
Ha lavorato dunque bene, ma — nessuno sia geloso — il capolavoro donato alla sua parrocchia, è la Grotta di Lourdes, che supera tutte le altre. Chi non crede, spoglian- dosi della gelosia e togliendosi gli occhiali scuri, vada a vedere: in pochi istanti, se non sarà vittima dell’ invidia, dovrà essere persuaso. E perché i critici facili, vittime della loro debolezza visiva, non credano ad ispirazioni di mantice — quasi si trattasse di una gomma da bicicletta — proverò, dopo minuta ed attenta visita alla Grotta di Campeggio, di descriverla. Essa venne costruita nel 1923. L'im- presa era difficile : al Bonafè, però, non mancarono i mezzi, lasciatigli dai suoi ottimi genitori. Per effettuarne il suo disegno, dovette far costruire una nuova fabbrica, a levante della chiesa arcipretale, dove volle, con ferma e tenace volontà, riprodurre la Grotta di Lourdes, che egli aveva visitata in antecedenza. È riuscito, con spese ingentissime, a riprodurla alla perfezione. Le tinte, le pareti rocciose, la Incerta caduta dell' acqua (1), l’ Immacolata, la Bernardetta, che congiunge le mani verso la Vergine, il bianco altare di marmo — nel loro complesso armonico — impressionano, commovono, strappano una lagrima. Continuamente i pellegrinaggi vengono devotamente a visitarla e rendono Campeggio luogo frequentato e meta di canti e di processioni consolantissime pel risveglio religioso che producono. L'arciprete Bonafè, il quale ha doti di mente e di cuore invidiabili, sa continuamente rivolgere parole paterne ai visitatori della Grotta, che, rimanendo contenti, vi fanno ritorno anche per ripetervi le pratiche religiose. La pietà dell'Arciprete non si è limitata ad erigere accanto alla sua chiesa, la più bella ed artistica imitazione della Grotta di Lourdes, ma ha voluto ricordare anche i suoi cari parrocchiani, che hanno sacrificata la vita per compiere il loro dovere di cittadini. A sinistra della Grotta, v'è rappresentata una vedova di guerra, in atteggiamento composto e commovente che stringe al seno l’orfanello figlio, ed osserva, di fronte, S. Francesco d'Assisi, il quale — mostrando il Cristo morto in grembo a Maria Addolo- rata — le fa coraggio. Sotto la scultura vi è l' iscrizione seguente:
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(1) A tal uopo ha costruito un magnifico acquedotto, che serve anche per la parrocchia.
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QUESTO PICCOLO MONUMENTO
ALLA MEMORIA DEI LORO CARI
CHE DA PRODI CADDERO
PER LA GRANDEZZA DELLA PATRIA
GLI ADDOLORATI PARENTI
VOLLERO ERETTO
1923
A destra poi, dì chi entra, ha voluto che il visitatore legga un pensiero cristiano, dedicato a tutti i soldati morti nell' ultima guerra. Ad essi è dedicata la seguente epigrafe:
LA CAPELLA ALL'IMMACOLATA
E L'ARTISTICA GROTTA DI LOURDES
ALLA MEMORIA DEI VALOROSI SOLDATI
PER LA PATRIA EROICAMENTE CADUTI
L'ARCIPRETE DON BONAFÈ
VOLLE COSTRUITA
1923
A questi monumenti, veramente degni dei soldati d'Italia, ha aggiunto in una collinetta, a breve distanza dalla chiesa, un parco - sempre a memoria dei caduti - che supera tutti gli altri, che abbiamo veduti. Supera tutti gli altri per 1' arte, pel concetto cristiano, che, purtroppo, in molti esula interamente. I monumenti ai morti, senza la luce della Fede, formano cose materiali, che non dicono nulla alla mente di chi crede e, molto meno, sollevano le anime dei defunti, se sono bisognose di suffragi. Ebbene, l'arciprete Bonafè, che non è solo un buon italiano, ma è ancora un ottimo sacerdote, non ha eretti monumenti puramente materiali, che lasciano freddi i cuori cristiani: li ha eretti in ambedue le forme, su cui prevale, come deve essere, l'idea religiosa. E difatti il parco è composto di tante co- lonne, corrispondeuti alle stazioni della Via Crucis, dedicata a suffragio dei Caduti. Questi ricordi duraturi, che hanno consolate le famiglie, faranno onore perenne al generoso benefattore, che la storia non deve dimenticare. Ma sarebbe troppo poco se, dopo tanti sacrifici, solo la storia ne se- gnasse il nome fra i benefattori, che, in mezzo all'egoismo quasi generale ed allo sperpero vanitoso del denaro, sep- pero spendere bene una somma ingente. ________
Bononiae, die 27 Iuli 1927 Nihil obstat: ALPHONSUS ZAGNI Censor Eccl. Imprimatur: F. GALLINETTI, Vic. Gen.



Serafino Calindri, scriveva nella seconda metà del 1700
Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico d’Italia
Montagna e collina del territorio bolognese.

Abate SERAFINO CALINDRI seconda metà del 1700.
Dizionario corografico, georgico, orittologico,storico d’Italia
Montagna e collina del territorio bolognese.


Gilberto T . Campeggio (Monghidoro) - 2008 -